martedì 24 aprile 2018

IL FOOTBALL DA CAPORETTO A VITTORIO VENETO

6. Il “caso” Legnano-Internazionale e sue conseguenze

In Italia domenica 2 dicembre al Velodromo Sempione di Milano il Legnano vinceva 2-1 contro il Milan e contemporaneamente l'Internazionale sbancava Saronno con un perentorio 9-0 portandosi da sola in vetta alla classifica. Era forse la svolta decisiva della manifestazione, con un Legnano in ascesa che con due partite in meno rispetto alle due milanesi poteva ancora ambire alla vittoria finale1, sennonché la domenica successiva perdeva inopinatamente in casa contro l'U.S. Milanese. Nella notte tra il 9 e il 10, naviglio italiano riusciva ad aprirsi un varco presso il porto di Trieste e ad affondare la corazzata austriaca Wien2.
Il 16 dicembre era in programma quello che potremmo definire il big-match che con tutta probabilità avrebbe potuto indicare quale squadra avrebbe avuto le maggiori possibilità di aggiudicarsi la Coppa Mauro. A Legnano, infatti, era in programma l'attesissima sfida tra i lilla e l'Internazionale, partita che si risolse verso la mezzora della ripresa con la rete messa a segno da Malaspina che regalò la meritata vittoria al Legnano per 1-0. Il colpo di teatro è però dietro l'angolo. Una settimana più tardi, infatti, l'arbitro di quell'incontro, il sig. Trezzi, ha un ripensamento clamoroso e dichiara ufficialmente che la rete di Malaspina era da annullare in quanto realizzata in posizione di fuorigioco. Apriti cielo! L'Internazionale chiede a gran voce l'annullamento conseguente dell'incontro, il Legnano protesta l'assurdità della dichiarazione e la stampa cavalca il caso che non ha precedenti nella storia federale. Ed è proprio la F.I.G.C. che deve dirimere la controversia e prendere una decisione non certo facile, come bene sintetizza La Domenica Sportiva:
(...) L'arbitro dichiara con tardiva resipiscenza che un punto concesso al Legnano era da annullarsi per fuori giuoco. Ecco il come del dilemma. Convalida del punto, e conseguente evidentissimo danno alla squadra a torto soccombente. Annullamento dell'incontro: danno conseguente, e di non minore, palmare evidenza verso la squadra che, senza alcuna obiezione dell'arbitro, aveva condotto a termine un incontro regolare e perciò aveva ogni legittimo diritto di ritenersi sicuramente, definitivamente vittoriosa.”3
Nel frattempo, domenica 23 dicembre, la Coppa Mauro proseguiva con due incontri: il Legnano vinceva 7-0 sul campo dell'Enotria, mentre l'Internazionale perdeva 1-0 contro il Milan su un terreno fangoso e pesantissimo. A questo punto del torneo anche il Milan scavalca in classifica l'Internazionale e assieme al Legnano diventa la più seria candidata alla vittoria finale, vittoria che presumibilmente otterrà chi riuscirà a prevalere nello scontro diretto tra rossoneri e lilla4.
La dichiarazione dell'arbitro Trezza ha però aperto una crisi che occorre risolvere in fretta: la Federazione alla fine decide di annullare l'incontro ordinandone la ripetizione, come si evince dalla deliberazione della Presidenza Federale del 1° gennaio 1918:
(...) Considerando poi (…) che risulta incontrovertibilmente, tanto dalla vertita discussione al Consiglio Regionale Lombardo e dalla esauriente relazione del commissario, quanto dalla esplicita dichiarazione del sig. Trizzi, arbitro della gara in contestazione, che la posizione del giuocatore legnanese nel momento in cui ricevette la palla e segnò il punto, era tale da doversi ritenere “fuori giuoco” a termine del sovfa enunciato principio.
Che errò in tutta buona fede, ma per falsa interpretazione del regolamento di giuoco, l'arbitro sig. Trezzi quando concedette a favore del Legnano F.C il punto segnato in tale posizione.
Che quindi in applicazione degli art. 14 e 20 del citato regolamento di giuoco, debba contestarsi, come di giustizia, la validità dell'unico punto, e ritenersi nulla la gara in questione.
(…) La Presidenza Federale accoglie il reclamo del F.B.C. Internazionale sul difetto di validità dell'unico punto segnato dal Legano F.C. e annulla la gara stessa. Manda in conseguenza al Commissario di modificare la classifica della “Coppa Mauro” in conformità, e di provvedere per la ripetizione della gara annullata (...) 5 .
A quel punto scattano le vive proteste del Legnano che non accetta la deliberazione federale e – come da regolamento – viene punito con lo 0-2 a tavolino a favore dell'Internazionale.


1 Cfr. La Gazzetta dello Sport del 3 dicembre 1917
2 Cfr. La Stampa del 12 dicembre 1917, n°344
3 Cfr. La Domenica Sportiva del 27 gennaio 1918, n°4
4 Cfr. La Stampa del 24 dicembre 1917, n°356
5 Cfr. La Stampa del 14 gennaio 1918, n°14 e La Domenica Sportiva del 20 gennaio 1918, n°3

martedì 17 aprile 2018

IL FOOTBALL DA CAPORETTO A VITTORIO VENETO

5. Nei giorni della Rivoluzione d'ottobre

Nella notte tra il 6 e il 7 novembre – il 24 e il 25 ottobre secondo il calendario giuliano in vigore in Russia – i bolscevichi guidati da Lenin e Trotzki rovesciavano il governo provvisorio russo, quello cioè che guidava il Paese dopo la cacciata dello Zar nella primavera del 1917. iniziata a Pietrogrado, la rivoluzione ben presto si estese a gran parte dei territori russi e il comando fu preso da un governo provvisorio dei soviet. A Pietrogrado i rivoluzionari oltre al Palazzo d'Inverno si impossessarono subito della Banca di Stato, della stazione ferroviaria, degli uffici postali e giudiziari. Subito Lenin espone il programma rivoluzionari che si sostanziava in tre punti: cessazione immediata della guerra, controllo da parte del popolo dei mezzi di produzione e ripartizione della ricchezza1. Per ciò che qua ci interessa, il primo punto fu da subito perseguito e prevedeva la proposta a tutti i Paesi belligeranti di un immediato armistizio prodromico per una pace senza annessioni e senza indennità2. A tal fine in data 22 novembre Trotzki inviava a tutte le diplomazie un comunicato con il quale proponeva immediato armistizio e successiva pace “democratica”:
“”Colla presente ho l'onore informarvi che il congresso nazionale dei Consigli dei deputati degli operai e soldati ha stabilito il 26 ottobre scorso vecchio stile un nuovo Governo della Repubblica russa sotto forma di consiglio dei commissari del popolo. (…) Nell'attirare attenzione vostra sul testo della proposta d'armistizio e pace democratica senza annessioni né indennità fondata sul diritto dei popoli di disporre di se stessi ho l'onore pregarvi volere considerare differimento come una proposta formale di armistizio senza indugio su tutti i fronti e dell'inizio senza ritardo dei negoziati di pace, una proposta che il Governo plenipotenziario della Repubblica russa indirizza simultaneamente a tutti i popoli e governi belligeranti.”
E' di tutta evidenza l'importanza di questa comunicazione, poiché soltanto la Germania la prenderà seriamente in considerazione e arriverà a stipulare una pace con la Russia rivoluzionaria. gli Alleati decisero invece che non avrebbero potuto prendere in seria considerazione il contenuto della richiesta poiché “essi non potevano riconoscere un governo creato unicamente dalla forma”. Simultaneamente veniva pure deciso di tenere segreta la proposta di Trotzki “per non incoraggiare massimalisti”3.
Così soltanto la Germania arrivò a concordare con la Russia in dicembre un armistizio e ad aprire i lavori per giungere alla pace, caduto nel vuoto un nuovo appello fatto da Trotzki con un comunicato del 28 novembre nel quale invitava ancora una volta tutti i governi belligeranti la loro disponibilità ad iniziare in data 1° dicembre le trattative per armistizio e pace generale. Nello stesso comunicato Trotzki aggiungeva che se i “popoli alleati non consentono intavolare trattative suddette Russia le continuerà da sola”4.
E così sarà. La Germania alla richiesta russa risponde affermativamente ed immediatamente le operazioni militari sul fronte russo vengono sospese e fissata la data del 2 dicembre quale inizio delle trattative5.
Intanto mentre la Coppa Mauro proseguiva con Milan e Internazionale che al termine del girone di andata rinsaldavano la loro leadership di classifica, l'Internazionale di Napoli disputava un'amichevole contro una squadra di marinai inglesi dell'imbarcazione Island, vincendo 4 a 16.


1 DDI, Serie V, Vol. IX, n.401
2 DDI, Serie V, Vol. IX, n.483,491,503
3 DDI, Serie V, Vol. IX, n.518
4 DDI, Serie V, Vol. IX, n.576
5 DDI, Serie V, Vol. IX, n.587
6 Cfr. La Gazzetta dello Sport del 12 novembre 1917, n°314

martedì 10 aprile 2018

IL FOOTBALL DA CAPORETTO A VITTORIO VENETO

4. Il Convegno di Rapallo del novembre 1917

Con le prime giornate di novembre si ritornò a parlare di sport, e in molti casi questo venne utilizzato ancora una volta come strumento di propaganda. Ne è un esempio la prima pagina de La Gazzetta dello Sport del 2 novembre, nel pieno dell'emozione suscitata dalla rotta di Caporetto, nel presentare l'imminente Giro di Lombardia:
Una gara ciclistica si svolge mentre il nemico, varcato un tratto della patria frontiera, crede con orgoglio offensivo di aver fiaccata ogni energia italiana e di avere la nostra Nazione alla sua mercé. Esso non vi riuscirà.1

Per domenica 4 novembre era in programma l'atteso incontro tra Internazionale e Milan. Le cronache riportano di una partita divisa in due, un tempo per parte: nel primo il Milan dominò gli avversari senza riuscire peraltro a segnare, mentre il secondo fu a tutto vantaggio dei neroazzurri che riuscirono con Aebi a segnare la rete decisiva per aggiudicarsi la vittoria 1-02. Nelle altre partite valide per la Coppa Mauro il Legnano si riscattò rifilando tre reti all'Enotria, mentre finiva in pareggio (1-1) la sfida tra Nazionale e Saronno. L'evento sportivo della giornata, però, fu senz'altro la tredicesima edizione del Giro di Lombardia, che resisteva quale unico evento sportivo italiano a non aver conosciuto interruzioni dall'inizio della guerra. La gara partì alle 8.10 da Corso Sempione e al termine dei 205 chilometri del percorso la vittoria arrise all'aviatore belga Philipphe Thys che in 7 ore e 2 minuti batteva in volata il francese Pelissier3.

Tra il 6 e il 7 novembre a Rapallo, presso i locali del Kursall New Casino si tenne la conferenza interalleata con i delegati italiani, francesi e britannici. In buona sostanza durante questa Conferenza vennero toccati, tra gli altri, due punti fondamentali, uno collegato all'altro. Mentre l'Italia ribadiva con forza la necessità di ricevere aiuti militari ingenti ed immediati, gli alleati chiedevano come condicio sine qua non la deposizione del generale Cadorna. Questo secondo punto fu ben presto risolto con la decisione di istituire un Comitato militare interalleato permanente, nel quale il membro italiano fu individuato proprio in Cadorna. Deciso ciò successivamente ci si concentrò quasi esclusivamente sul numero di divisioni alleate da mandare in aiuto a quelle italiane. Orlando ne aveva chieste inizialmente 15, gli Alleati ne ritenevano sufficienti 8: solo al termine dei lavori e chiara del tutto la situazione drammatica che riguardava il fronte italiano si giunse ad un accordo, mentre Sonnino tranquillizzava gli Alleati sul fatto che fossero già state richiamate le classi dal 1874 al 1899 e anticipata persino la classe del 19004.
Così in data 8 novembre il Generale Cadorna viene sostituito dal generale Diaz a Comando supremo dell'Esercito italiano e ai giornali viene inviata la seguente nota:
Essendo stato deciso nei colloqui di Rapallo di creare un Consiglio supremo politico fra gli alleati, per tutto il fronte occidentale, assistito da un Comitato militare centrale permanente, sono stati nominati a far parte di tale Comitato militare: per la Francia il generale Foch; per l'Inghilterra il generale Wilson e per l'Italia il generale Cadorna. A sostiuire il generale Cadorna al Comando supremo è stato con R. Decreto odierno nominato Capo di Stato Maggiore del R. Esercito il generale Diaz, e come Sotto-Capi in generali Badoglio e Giardino.5

 Il 10 novembre il Re Vittorio Emanuele chiamava l'intera Nazione all'unità e alla vittoria con un proclama che si concludeva con queste parole:
(...) Italiani, cittadini e soldati, siate un esercito solo! Ogni viltà è tradimento, ogni discordia è tradimento, ogni recriminazione è tradimento. (…) Al nemico, che ancora più che sulla vittoria militare conta sul dissolvimento dei nostri spiriti e della nostra compagine, si risponde con una sola coscienza, con una voce sola: tutti siamo pronti a dar tutto per la vittoria e per l'onore d'Italia.”6


1 Cfr. La Gazzetta dello Sport del 2 novembre 1917
2 Cfr. La Gazzetta dello Sport del 4 novembre 1917, n°306
3 Cfr. Il Secolo illustrato – Lo sport illustrato e la guerra del 15 novembre 1917, n° 22
4 ALDROVANDRI MARESCOTTI, LUIGI, Guerra diplomatica – Ricordi e frammenti di diario (1914-1919), Mondadori, Milano, 1939. Riporta le parole di Orlando a Rapallo il quale faceva presente che sul fronte italiano l'Italia “ha contro sé tutto l'esercito austriaco nella sua parte efficiente, nonché considerevoli rinforzi tedeschi valutati a 300.000 uomini. (…) Sotto l'urto, il fronte italiano fu sfondato presso la II armata, e si verificò tra le truppe di essa quella propagazione di panico a cui in talune circostanze non si sottraggono gli eserciti più agguerriti.”
5 Cfr. La Stampa del 9 novembre 1917, n°311
6 Cfr. La Stampa del 11 novembre 1917, n°313

martedì 3 aprile 2018

IL FOOTBALL DA CAPORETTO A VITTORIO VENETO

3. Le drammatiche giornate di Caporetto e il “caso” Cadorna (Parte II)

Il giorno successivo, Il 29 ottobre, tutti i quotidiani italiani riportavano in prima pagina il tremendo bollettino di guerra firmato dal Capo di Stato Maggiore dell'esercito Cadorna che di fatto rendeva edotta la popolazione italiana della disfatta che si stava consumando sul fronte Giulia:
La violenza dell'attacco e la deficiente resistenza di alcuni reparti della seconda armata hanno permesso alle forze austro-germaniche di rompere la nostra ala sinistra sulla fronte Giulia. Gli sforzi valorosi delle altre truppe non sono riusciti ad impedire all'avversario di penetrare nel sacro suolo della Patria.
La nostra linea si ripiega secondo il piano stabilito. I magazzini ed i depositi dei paesi sgombrati sono stati distrutti. Il valore dimostrato dai nostri soldati in tante memorabili battaglie combattute e vinte durante due anni e mezzo di guerra dà affidamento al Comando Supremo che anche questa volta l'esercito al quale sono affidati l'onore e la salvezza del Paese saprà compiere il proprio dovere.”1
Il bollettino suscitò comprensibilmente paura e fortissime polemiche. Molte di queste ruotavano attorno al “tono” usato da Cadorna, tanto che alcuni ambasciatori, tra i quali Imperiali a Londra, provarono a bloccarne la pubblicazione, sostituendolo con un secondo bollettino, emanato alcune ore più tardi dal ministro Scialoja. In effetti a Londra venne pubblicato questo secondo bollettino, il quale seppur mantenendo ferma la sostanza drammatica del primo, usava toni meno duri e meno apertamente accusatori nei confronti di alcuni reparti d'armata. Il punto era uno e uno soltanto: il bollettino di Cadorna comunque era arrivato alle ambasciate e ai giornali e il suo contenuto e la drammaticità del linguaggio adoperato avevano impressionato notevolmente la stampa inglese, la quale se anche non lo pubblicò, ovviamente ne rimase influenzata nei commenti e soprattutto iniziò seriamente a considerare quanto avrebbe potuto “tenere” il nostro Paese. È lo stesso Imperiali che lo dice apertamente a Sonnino2. Sulle impressioni non positive che questo bollettino suscitò in giro per l'Europa ne dà un esempio Sonnino in un telegramma inviato allo stesso Cadorna il 30 ottobre dove spiega senza giri di parole che “constatando e segnalando ufficialmente gravi deficienze delle truppe italiane” si correva il rischio di spegnere il desiderio degli altri Governi di mandare aiuti all'Italia e di “disperdere il capitale di simpatia stima e sentimento di solidarietà acquistato in due ani e mezzo di lotta”. In altri termini, Sonnino manifestava il proprio terrore che l'Italia perdesse credibilità come alleato e come Nazione in grado di portare un contributo determinante alla vittoria finale.3 
Il testo del bollettino che tanto faceva discutere e che abbiamo riportato più sopra in verità si differenziava lievemente rispetto al testo del bollettino di guerra n.887 firmato da Cadorna, soprattutto nell'utilizzo di una durissima espressione, poi cancellata nel testo dato alla stampa. Il testo firmato, riveduto ed approvato da Cadorma era il seguente: “La mancata resistenza di reparti della seconda Armata vilmente ritiratisi senza combattere ignominiosamente arresasi al nemico, ha permesso alle forze austro germaniche di rompere la nostra ala sinistra sulla fronte Giulia. (...)”4. Cadorna stesso, successivamente a quegli eventi, spiega il perchè di quel durissimo bollettino, giustificando l'utilizzo di quelle espressioni per una duplice ragione. Prima di tutto – sostiene – nel biasimare il comportamento di alcuni reparti e contemporaneamente nell'esaltare il comportamento opposto della Terza Armata voleva – o quantomeno questo era il suo scopo – dimostrare che non tutto l'Esercito era in rotta ma esistevano reparti che ancora credevano alla vittoria e si battevano per essa. In altre parole limitando la responsabilità ad alcuni reparti si limitava anche la sfiducia che avvolgeva tutto l'Esercito. La seconda ragione addotta da Cadorna era che “le piaghe vanno curate a tempo col ferro e col fuoco, non con le ipocrisie di una falsa pietà patriottica.(...) La macchia c'era, era meglio, secondo me, che l'esercito e il Paese sentissero subito la necessità di lavarla.”5
Il piano di battaglia predisposto da Cadorna dopo quelle drammatiche giornate prevedeva una strenua difesa a tenaglia sul fronte a Nord e su quello della Giulia, predisponendo un ulteriore ripiegamento di resistenza ad oltranza in Carnia e in Cadore6. Il 31 ottobre Raffaele Garinei così annotava sul suo diario:
La nostra manovra è riuscita: il piano austro-tedesco tendeva all'accerchiamento della Terza Armata e allo schiacciamento dell'Armata della Carnia: ma le nostre truppe sono sfuggite alla tenaglia.”7
Il 1° novembre 1917 il Re accoglieva le dimissioni del Ministero Boselli e affidava a Orlando l'incarico di formare il nuovo Governo che giurava nello stesso giorno8.



1Cfr. La Stampa del 29 ottobre 1917, n°300.
2DDI, Serie V, Vol. IX, n.301 e 315
3DDI, Serie V, Vol. IX, n.320
4DDI, Serie V, Vol. IX, n.299. Nota: la sottolineatura nel testo è nostra, a segnalare la frase che tanto fece discutere.
5Il testo è tratto dalla “memoria” che Cadorna presentò alla Commissione d'Inchiesta e pubblicata da Cadorna stesso nel suo Pagine polemiche, Milano, Garzanti, 1951, pagg. 253-256. Qui è ripreso da una nota in calce a DDI, Serie V, Vol. IX, n.299
6DDI, Serie V, Vol. IX, n.310
7Cfr. Il Secolo illustrato – Lo sport illustrato e la guerra del 01 dicembre 1917, n° 23
8DDI, Serie V, Vol. IX, n.338