sabato 14 maggio 2016

WALKIN'ON THE FOOT-BALL: DOMENICO DONNA

Ho chiesto all'amico Stefano Bedeschi, juventino cantore della juventinità più passionale, più sincera e curatore del blog www.ilpalloneracconta.blogspot.it, di tratteggiare un ritratto di uno dei primi juventini che divennero campioni d'Italia nel 1905. Un omaggio doveroso nel giorno dei festeggiamenti per il quinto scudetto consecutivo. Grazie Stefano!

 
«È il piccoletto della compagnia – afferma Renato Tavella – muove nervoso gli occhi scuri e profondi su di un volto di furetto, senza mai stancarsi di dire la sua, arguta e sferzante. Rapido e scaltro gioca da avanti ed è titolare nell’undici titolare campione d’Italia del 1905. Abbandona l’attività agonistica nel 1910. Oramai avvocato di grido, seguita a diffondere l’idea Juventus fino all’ultimo giorno di vita. Cantastorie dei primi tempi, a lui e a Varetti si devono le pagine di “Sport”, bollettino che veniva inviato ai soci agli inizi del Novecento».
Con Domenico Donna, il mestiere dell’ala pionieristica comincia a prendere dei contorni precisi. Domenico è il giocatore che rappresenta meglio lo spirito della Juventus del primo scudetto. Sul baffo a manubrio di questo signore piccoletto e pazzerellone, si potrebbe scrivere la storia dei primordi bianconeri. L’ala alla Domenico Donna è giocatore di falcata breve ma rapidissima, che conosce a menadito le fasce laterali e, in quei corridoi stretti, misura tutto il proprio estro e la propria dedizione alla causa comune. Agile e altruista, Domenico ingaggia duelli furenti, ma cavallereschi, con il dirimpettaio terzino o back e, spesso e volentieri, lo inganna con serpentine di poetica vocazione. A questo punto, se il piede è quello buono, il compito dell’ala si esaurisce con il cross per il centrattacco o forward centrale. Di lì, non si sfugge. Donna tira pochissimo in porta e, praticamente, non segna mai. Segnare è compito di altri; il centrattacco sta lì per questo e poi, ci sono le mezzali. All’ala non si richiede né il calcio lungo, né la precisione del tiro. Deve, insomma, fare il gregario e filosofeggiare; ma c’è gloria per tutti, anche per i comprimari.
Juventus campione d'Italia 1905
 
«È molto modesto, ma un’occhiata alla fotografia vi convince del contrario – sostiene Caminiti – ha i baffi, naturalmente, e occhio furbo, come la coda del gatto; è secco e un po’ storto. È un poeta. Pensate che Donna odiasse i baffi? Semmai aveva in uggia se stesso, i suoi difetti, certa sua pigrizia, i suoi eccessi di fantasia. Giusto che scrivesse contro i baffi che nel tempo della favolosa “toilettes” ribaltavano la virilità. Donna come giocatore non vale molto. Perdonatelo se dietro il pallone arriva con la penna anziché la gamba…».

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