venerdì 18 marzo 2016

WALKIN'ON THE FOOT-BALL: CARLO CARCANO

Nato a Masnago nel 1891, Carcano aveva iniziato a giocare a football nella squadra del Nazionale Lombardia, dove da subito si creò la fama di solido centromediano, tanto che ben presto passò a giocare nella più prestigiosa società dell'Alessandria, società alla quale è legata la sua avventura più importante come calciatore.
Emilio Colombo, sulle colonne de Lo Sport Illustrato così ne tratteggiava un profilo nel 1915, quando il giovane calciatore si stava mettendo in luce come uno dei calciatori italiani più promettenti del campionato:
Carcano è un bel tipo di calciatore. Senza essere un atleta poderoso, senza disporre di fasci muscolari poderosissimi ed eccessivamente sviluppati. Carcano è pur sempre un piccolo campione fuori dal comune. (…) Di statura superiore, e non di poco, alla media, l'alessandrino di adozione, si fa rimarcare per la possanza del tronco toracico. Un tronco pieno, tondo da boxeur. Le spalle spioventi un po' a tutto risalto dell'attaccatura del collo forte e lungo. Una testa quasi piccola; due limpidi occhi chiari illuminano il volto d'un aria sbarazzina. Le gambe del giovane calciatore sono agili, allungate, nervose.”
Sotto la sapiente guida dell'allenatore inglese Smith – tra i creatori della scuola calcistica grigia dell'epoca – Carcano riuscì ad affinare le proprie capacità e a crescere esponenzialmente nel gioco tanto che la Commissione Tecnica lo convocò per l'incontro internazionale del 31 maggio 1915 tra Italia e Svizzera: avrebbe dovuto essere, quella partita, l'inizio di una fulgida carriera in azzurro, ma da lì a pochi mesi la guerra avrebbe travolto tutta l'attività calcistica internazionale per quattro lunghi anni. Purtroppo per Carcano la sua carriera in Nazionale contò alla fine soltanto 6 presenze, l'ultima delle quali ancora contro la Svizzera, a Milano, nel marzo del 1921: poteva essere ben altra la sua carriera, ma gli anni migliori se li era mangiati la follia della guerra e lo spazio per l'Azzurro della Nazionale fu davvero troppo misero in rapporto al talento del giocatore. Si sarebbe rifatto, come vedremo, nella sua brillante carriere da allenatore.

Ormai trentenne, Carcano decise di appendere le scarpette al chiodo e di vivere così il secondo tempo della sua vita calcistica come allenatore e fu carriera ricca di successi. Dopo gli inizi alla Valenzana e all'Internaples e dopo essere tornato ad Alessandria anche in veste di trainer, sfiorando la conquista del titolo nel '27/28, fu alla Juventus che Carcano raggiunse l'apice della sua carriera da allenatore, legando per sempre il suo nome all'epopea della leggendaria squadra che dal 1930 al 1935 vinse cinque scudetti consecutivi. Carcano fu tecnico abile, molto attento a tutto ciò che riguardava l'aspetto organizzativo e “moderno”, acuto psicologo che studiava e conosceva il carattere dei propri giocatori in modo talmente profondo da saper ricavare da ciascuno di loro il massimo rendimento. Lo stesso Vittorio Pozzo, Commissario Unico della Nazionale, riconobbe in Carcano doti non comuni e lo volle al suo fianco nella preparazione della squadra per i Mondiali del 1934. Attento alla fase difensiva, precursore del Metodo, dava principalmente importanza a due ruoli su tutti, il centromediano e l'attaccante arretrato, mentre in difesa ricercava la solidità affidandosi ai blocchi difensivi.
Sul finire del 1934 fu al centro di una vicenda di presunta omosessualità che, in epoca fascista, non poteva essere tollerata e tutte quelle illazioni finirono con il convincere il presidente della Juventus Agnelli a sostituirlo. Finito ai margini del mondo calcistico, per una decina di anni non riuscì più a trovare una panchina di una squadra di primo livello; soltanto con la fine della guerra finalmente ritornò ad allenare guidando per tre stagioni l'Internazionale e poi la Sanremese.
Chiuso con il calcio, Carcano si ritirò a Sanremo dove morì nell'estate del 1965.


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