giovedì 25 febbraio 2016

1915. DAL FOOTBALL ALLE TRINCEE

1915: Cesare Battisti a Reggio Emilia, scontri e morti per la pace.

 Il brano che segue è tratto dal mio libro 1915. Dal footballalle trincee (Bradipolibri Editore, 2015)”

Nel febbraio del 1915 i colloqui e le trattative con l'Austria-Ungheria sembravano essere giunti ad un punto morto, stante il lungo tergiversare della duplice monarchia alle richieste italiane. Pertanto Sonnino, con la metà del mese, rompeva gli indugi ed iniziava un lungo e snervante negoziato con le Potenze dell'Intesa che, dopo due mesi avrebbero portato alla stipula del cd. “Patto di Londra”. Sempre nel mese di febbraio si iniziava a “lavorare” più in profondità nell'opinione pubblica italiana. Da segnalare per la sua intrinseca importanza un articolo apparso su Il Giornale d'Italia, testata notoriamente vicina agli ambienti governativi, nel quale si prefigurava un'intensificazione nell'imminente primavera delle operazioni belliche da parte degli schieramenti: (…) La sorte e l'avvenire dell'Europa e del mondo saranno con tutta probabilità decisi in questo primaverile rifiorire del conflitto.” Da questa premessa, si proseguiva affermando essere ormai prossima per il popolo italiano l'ora della decisione, poiché “gli italiani sanno da vari mesi che l'attuale neutralità non può essere fine a se stessa ma rappresenta un periodo di raccoglimento, di preparazione e di attesa.(...) Quello che noi invochiamo e vogliamo è che il popolo italiano senta di essere pronto a fare tutto quanto può e deve per dare alla patria il posto che le compete nell'Europa, nel mondo. Lasciar passare questa crisi senza che l'Italia migliori le sue frontiere, realizzi le sue aspirazioni, rialzi il proprio prestigio, si assicuri, in una parola, il proprio avvenire sarebbe un suicidio. (…) Prolungare indefinitivamente l'attuale neutralità sarebbe disinteressarsi delle sorti future del mondo, proclamare la decadenza dell'Italia dal rango di grande Potenza, consegnarsi mani e piedi legati all'arbitrio del vincitore, all'odio dei vinti.”1 Ovviamente il giorno successivo lo stesso giornale, a fronte del clamore suscitato dall'articolo, si affrettò a spiegare che lo stesso non era in alcun modo riconducibile al pensiero del Governo, ma intanto lo scopo lo aveva raggiunto pienamente: a riprova, la domenica successiva in molte città italiane si registrarono violenti tafferugli e tumulti tra neutralisti e pacifisti. Tra gli altri, si segnalano i gravissimi disordini che avvennero a Reggio Emilia nella notte del 25 febbraio, che costarono la vita a due giovani. Per quella sera venne organizzato in città un comizio a favore della guerra e a parlare venne chiamato Cesare Battisti, impegnato in quei giorni in una lunga tournée di propaganda in molte città italiane; per l'occasione venne richiesto di poter utilizzare il teatro Municipale, ma il prefetto – temendo disordini – negò tale sede, concedendo invece il più piccolo teatro Politeama. Cesare Battisti, trentino, pur essendo un importante esponente dei socialisti, si era apertamente schierato a favore della guerra, poiché la considerava come l'unico modo per poter liberare Trento dal giogo austroungarico. Come vedremo più avanti, il Partito socialista – partito alla guida della città di Reggio Emilia – era attestato invece su posizioni di neutralità e in quella specifica occasione invitò i propri militanti a disertare la manifestazione e a non contrastarla, per evitare inutili disordini. Come bene evidenzia Marco Marzi nel suo studio dedicato ai fatti reggiani di quel 25 febbraio, durante la giornata iniziò a diffondersi tra gli operai e la popolazione un volantino anonimo che invitava a partecipare ad una contromanifestazione di protesta, in aperta opposizione alla linea ufficiale del PSI. Così, un'ora prima del comizio di Battisti, circa un centinaio di persone si radunò davanti al teatro Politeama con l'intento di impedire l'ingresso al pubblico, ma furono accolti da un massiccio schieramento di militari e carabinieri, con fanteria e cavalieri a presidio del teatro. A nulla valsero gli appelli del sindaco e dei dirigenti socialisti rivolti alla folla e vi furono molte cariche delle forze dell'ordine contro i manifestanti sin verso le ore 21, quando i carabinieri riuscirono a prendere il controllo della piazza. Ben presto, però, alcuni manifestanti iniziarono una fitta sassaiola contro le forse dell'ordine e queste risposero aprendo il fuoco ad altezza d'uomo, ferendo una decina di persone e contando, tra le proprie fila, una ventina di contusi e feriti.
Tra i feriti civili, come detto, due persone morirono. Mario Baricchi, bracciante, morì quasi subito colpito alla testa; Fermo Angioletti, muratore, morì due giorni dopo.
Entrambi giovanissimi, entrambi nati nel 18972.



1L'articolo è riportato integralmente a pag.1 de La Stampa del 14 febbraio 1915, n.45
2Per meglio approfondire i tragici fatti di Reggio Emilia, cfr. MARCO, MARZI, "Un eccidio dimenticato -La manifestazione contro la guerra del 25 febbraio 1915 a Reggio Emilia" in "RS – Ricerche Storiche", n.133, 2012; cfr anche La Stampa del 26 febbraio 1915, n.57 e del 27 febbraio 1915, n.58

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