lunedì 3 novembre 2014

Sport Club Juventus

Potremmo anche parlare di feste patronali, di gite fuori porta. Di sagre e football, magari. Raccontare di qualcosa che nessuno – o quasi – conosce più.
La nascita dello Sport Club Juventus è legata ad una panchina, vero. Ad una panchina, ad un liceo e a una città, Torino, all'epoca dei fatti vera capitale del football da queste parti.
L'autunno è quello del 1897. Al calcio si gioca al Velodromo o in Piazza d'Armi. Ci gioca il footballer e ci gioca il ginnasta. Ci gioca lo studente dopo la scuola e ci gioca il nobile della città. Ci gioca chi ha voglia di stare con gli amici e ci gioca chi è assetato di novità.
La leggenda narra di una panchina, ti ho detto. E di un gruppo di studenti del liceo Massimo D'Azeglio che giocavano a barra e a football, tentando di emulare i “veri” footballers delle squadre della città. Su quella panchina di Corso Re Umberto – continua la leggenda – c'è questo manipolo di liceali che sta cercando di darsi un nome, di inventare un'identità alla loro comune passione. Si pensa in latino, certo. Si parla per immagini che affondano radici nel passato, inevitabile per degli studenti del ginnasio di quei tempi. Così, tra un Iris Club e una Robur, tra un'Augusta Taurinorum e un Massimo D'Azeglio, la spunta un nome mezzo inglese e mezzo latino: Sport Club Juventus. A leggere ciò che ha tramandato Enrico Canfari – uno che quei giorni c'era eccome nel gruppetto – il nome piaceva a pochi: venne scelto. Vai a capirli i pionieri del football, eh?
Canfari. Perchè adesso è facile credere che la Juventus ci sia stata da sempre grazie alla famiglia Agnelli, ma mica è vero. Gli Agnelli arriveranno dopo, e tra qualche tempo ne parleremo. Prima, da subito, un'altra famiglia ha legato il proprio nome ai primi passi della Juventus. I fratelli Enrico ed Eugenio Canfari misero a disposizione degli amici della panchina l'officina del padre, in Corso Re Umberto al numero 42, come luogo per stabilire la prima, storica, sede sociale. Sempre loro, i fratelli Canfari, scelsero la prima divisa, la più economica che avessero trovato. Perchè un'altra differenza con i tempi di oggi, devi sapere, è che il football, all'epoca, viveva di stenti. Dicevo, divisa economica ma non per questo non elegante: camicia di percalle rosa, pantaloncini neri con fascia e cravatta dello stesso colore.
Quei ragazzi erano pronti a sfidare chiunque! Anche se “chiunque” all'epoca non era concetto dal recinto molto vasto. Le altre squadre di Torino, certo. Ma anche di Milano e Genova. Tutto a portata di treno. Insomma, i ragazzi in camicia rosa iniziavano a scrivere la loro storia con le prime sconfitte, ma ben presto quel nome, Juventus, era nome richiesto per amichevoli ed “exibition”, come si diceva all'epoca. Soprattutto in estate, quando i primi campionati e tornei erano fermi. In estate, infatti, la Juventus si esibiva in vere e proprie piccole tournée nelle sagre e feste nei paesi limitrofi Torino. Ecco perchè all'inizio ti ho detto che avremmo potuto parlare di sagre. Perchè la prima Juventus ci si divertiva, alle feste di paese. Enrico Canfari, nelle sue memorie, a proposito di quei primi tempi dice:
La Juventus ormai aveva un nome che poteva ben figurare sui cartelli delle feste patronali assieme al Ballo à Salon e alla Rottura delle Pignatte”
Ti sembra sconveniente parlare di questi inizi?
Accidenti del primo scudetto del 1905 si sa tutto, anche della prima partita giocata nel campionato italiano, nel 1900 o delle nuove maglie “inglesi” a strisce bianconere sai com'è andata a finire. Se vogliamo raccontare di come tutto è nato, beh, questi sono i fatti, fatti ormai caduti nell'oblio, ma importanti perchè ci raccontano, meglio di tanti trattati sociologici, come era vissuto il football oltre un secolo fa: un gioco, una festa. Un'occasione per socializzare. Un po' come facciamo noi quando tiriamo sino a tardi nel nostro bar preferito.

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